Letteratura

Letteratura, creazione artistica che usa le parole e il linguaggio, l'insieme delle opere scritte. Letteratura croata. L'alfabetismo croato in Istria come base della letteratura è una parte dell'integrità dell'alfabetismo e della letteratura croati, con le radici nella santa missione dei fratelli Cirillo e Metodio (di Tessalonica), il cui viaggio dalla Moravia verso Venezia e Roma, concludendosi al punto di partenza, comprese sicuramente l'Istria.

L'alfabeto slavo di Cirillo il → glagolitico e la lingua letteraria standardizzata, la messa in lingua volgare (con la fonte in paleoslavo, e poi nella sua redazione croata) e il repertorio del servizio sacro ben presto confermato, illuminano sul fatto perché già dal X sec. la scrittura croata in Istria coesiste con l'alfabetismo latino, e la maggior percentuale degli abitanti di quel periodo eredita la cultura glagolitica. Dall'XI sec. la cultura scritta dell'Istria centrale (Gallignana, Lindaro, Pedena, Pisino e Vermo) è segnata dal glagolitico. Il glagolitico si propagava verso la cosiddetta Istria croata caicava (kajkavska) (Draguccio, Rozzo, Colmo, Pinguente) e verso Trieste e Gorizia, cosicché gli sloveni grazie al glagolitico erano sotto l'influsso della redazione croata del paleoslavo. Fino al rinascimento dalmatico - raguseo (il movimento che l'Istria non conosce) come forma autonoma di alfabetismo e di letteratura in lingua volgare, il glagolitismo istriano ha l'importanza determinante per la cultura croata. È possibile seguirla dall'epigrafia glagolitica, cioè dalle iscrizioni in pietra dall'XI al XII sec. (l'iscrizione di Fianona sulla chiesa di San Giorgio, il frammento di San Pietro, il frammento di Castelverde), fino ai registri scritti in glagolitico nel XIX sec. La divulgazione del glagolitico è confermato dai messali in glagolitico, dai breviari, dalle miscellanee, dalle omelie, dai graffiti, dalle iscrizioni sugli affreschi, dagli statuti, ecc. In Istria sono stati creati i libri liturgici ben illuminati e corredati, i codici, soprattutto nel XIV e nel XV sec., e particolarmente i breviari e i messali di Colmo, Rozzo, Draguccio, Vermo e Barbana. Sono importanti i frammenti pisinesi (XIV sec.), i resti dell'ampia raccolta di legende, e nel 1463 lo scrivano P. Fraščić ha trascritto a Lindaro il noto libro dei salmi di Fraščić. Siccome l'Istria era il ponte tra l'occidente europeo e il mezzogiorno e l'oriente slavo, sulla penisola venivano tradotte e redatte le opere celebri della letteratura medievale. Una parte di questi testi (Romanzo di Troia, Cantico dei cantici) è stata conservata nelle miscellanee di testi religiosi, d'intrattenimento e d'apocrifi, tra i quali spiccano la miscellanea in glagolitico croato di Petris (XV sec.) e la miscellanea di Žgombić (XVI sec.), e in Istria è stata allestita l'enciclopedia medievale il Lucidario (XV sec.). I preti glagolitici istriani hanno preparato per le stampe il primo libro croato e slavo meridionale stampato, il Messale del 1483, redato secondo il messale di Novak, che si trovava conteporaneamente a Nuglia come testo modello. La prima stampa del breviario è del 1491. La → Reambulazione di confini è il più importante testo in glagolitico croato nato in Istria e contemporaneamente uno dei più rilevanti monumenti culturali croati in generale, scritto nel periodo tra il 1275 e il 1395, che elabora la determinazione dei confini tra i comuni rurali istriani e i feudatari (il principe di Gorizia, Venezia, il patriarca d'Aquilea). È scritto in lingua latina, tedesca e croata, e l'unico originale integrale conservato è quello in lingua croata nella trascrizione del XVI sec. Questo è il documento nel quale la lingua dei popoli in Istria è nominata "lingua croata" ("jazik hrvacki"), e testimonia come il denominativo croato si difondeva dall'Istria in altre regioni croate, dove fino a quel momento avevano la prevalenza diverse forme e derivazioni latine o croate del nome Slavo. Nei primi periodi dell'alfabetismo e della letteratura croata è possibile individuare alcuni scrittori, traduttori, redattori e copisti di origini istriane o che operavano sulla penisola: P. Fraščić, Juri Žakan, il prete Micula di Moncalvo di Pisino, Bartol Krbavac e → Š. Greblo. Per la diffusione del libro in Istria il merito hanno gli ordini ecclesiastici dei benedettini, dei francescani e dei paolini. Però, alla metà del XVI sec., l'Istria glagolitica e specificamente umanistica, è diventata idonea per la penetrazione della → riforma da Venezia e dalla Carniola. Il passaggio di alcuni alti prelati cattolici istriani  (P. P: Vergerio e altri) al protestantesimo e la cura della lingua croata e dei libri scritti in questa, cioè dell'identità, erano il principale incitamento ai preti glagolitici di voltarsi verso "la vera antica fede cristiana" ("pravoj staroj kristijanskoj viri"). Specialmente nel periodo del luteranesimo, l'Istria era aperta alle, all'epoca, moderne idee europee e nel senso creativo e produttivo primeggia nell'ambiente culturale croato e slavo-meridionale. A causa delle persecuzioni, non potendo rimanere né in Istria veneziana né in quella austriaca, molti dei protestanti si sono trasferiti in Carniola e in Germania, o hanno perito, come → B. Lupetina che è stato rinchiuso nel carcere veneziano. Il suo nipote → M. Flacio Illirico (Matthias Flacius Illyricus), è il più noto istriano croato filologo, teologo, filosofo, storico, editore, enciclopedista, umanista e scrittore in lingua latina. Il suo concittadino M. Grbac, filologo, filosofo, traduttori e latinista, ha aiutato Vlačić nel suo arrivo in Germania. In Urach vicino a Tübingen è stata fondata la tipografia croata, nella quale dal 1561 al 1565 venivano stampati i libri in tutti e tre alfabeti croati (glagolitico, latino e cirillico), soprattutto in ciacavo istriano, ma anche con gli elementi del caicavo e dello stocavo, rivelando la tendenza verso una lingua e una grammatica unitaria per tutti i croati e gli slavi-meridionali. Alcuni libri sono stati stampati in lingua italiana. Sono stati pubblicati una trentina di libri in 25000 copie cca. Lo scrittore croato protestante più produttivo era il prete glagolitico S. Console Istriano, il quale traduceva i libri protestanti in croato. Insieme a lui Anton Dalmatin di Segna scriveva, traduceva e pubblicava i libri: Prvi i Drugi del Novoga teštamenta (1562 - 1563), Postila (1568), Vsih prorokov stumačenje hrvatsko (1564) e altri. Numerosi altri sacerdoti istriani erano pure traduttori, redattori e corettori dei libri protestanti: J. Cvečić, M. Živčić, Ivan Fabijanić, Ivan Lamella, Franjo Hlaj, Vincenzo Vernković, Mikula Kolarić e altri. La controriforma o il rinnovamento cattolico gradualmente ha espulso il glagolitico originale portando ai fini propagandistici i libri uguali a quelli protestanti. L'unico nome istriano croato letterario nel XVII sec. era → F. Glavinić. Ha accettato l'idea dei protestanti sulla lingua e sulla grammatica croata standard comune. Così anche I. Belostenec ha riportato anche il tesoro linguistico croato nel vocabolario Gazophzlacium (1740). L'illuminismo in Istria non aveva l'eco, e nel XVIII e agli inizi del XIX sec., il glagolitico s'estingue. L'italianità, per motivi di fattori sociali e d'interesse senza prendere in considerazione la nazionalità di alcuni autori, aveva la precedenza. La cultura croata si è ritirata negli ambienti rurali arcaici, e in quel periodo le appartenevano solo due nomi di spicco: J. Voltić pubblica nel 1803 a Vienna Ričoslovnik iliričkoga, italijanskoga i nimačkoga jezika s jednom pridpostavljenom gramatikom ili pismenstvom; eccellente grammatico, ha sicuramente avuto l'influsso su Ljudevit Gaj e sugli illirici zagabresi. Il canonico P. Stankovich, di origini pisinesi, negava le sue origini croate, però accanto alle sue opere in lingua italiana ha pubblicato anche il Kratak nauk krstjanski (1825) e la poesia croata Za pir (1818). Il vescovo → J. Dobrila è il nome significativo nella vita spirituale, culturale e anche letteraria dell'Istria, che ha creato il foglio Naša sloga (1870) e il libro di preghiere Otče, budi volja tvoja (1854), il libro che probabilmente aveva il maggior numero di edizioni nella letteratura croata. Dopo Dobrila in Istria comincia il nuovo periodo d'intensificazione progressiva della coscienza nazionale croata, con una letteratura che promuove anche la propria funzione estetica sociale e dell'identità nella vita dei popoli e dei singoli individui. L'inizio del Risorgimento popolare croato (il movimento illirico), di portata circoscritta, in Istria è legato al nome del parrocco di Canfanaro P. Studenac, il quale collaborava alla Danica, e che ha mandato a Gaj la sua poesia Molitva Ilirom. La letteratura croata allora diventa un unità più integrale, con un numero minore di forze centrifughe, cioè di frazionamento regionale. La maggioranza degli autori istriani croati di quel periodo è di origini istroquarnerine, cioè liburniche, il quale per lungo tempo era l'unico ad avere la tradizione urbana croata in Istria: M. Bastian è uno dei fondatori e di redattori di Naša sloga, e su Neven ha pubblicato nel 1855 la poesia Liburnjanin s vrha Učke na povratku u domovinu; Vjekoslav Spinčić, più noto come politico, sulle pagine di Naša sloga polemizzava sul glagolitico e sulla messa slava in Istria e ha publicato Crtice iz hrvatske književne kulture Istre (1926); A. Kalac scriveva soprattutto la poesia e la prosa religiosa, e la sua serie di sonetti patriottici dedicati all'Istria e la più nota (1884 - 1889). E. Kumičić è il più noto e il più famoso istriano nella letteratura croata del XIX sec. Con il testo O romanu (1883) ha portato l'attenzione del pubblico croato al naturalismo, però scriveva anche i romanzi sociali e storici con elementi romantici e realisti. Ha elaborato l'ambiente litoraneo e istro - liburnico nelle opere Začuđeni svatovi (1883), Sirota (1885), Teodora (1889), e in queste prose ha portato anche le prime descrizioni impressionistiche del mare nella letteratura croata. Il grande degli scrittori istriani croati M. Laginja, ha scritto Basne, riscritte soprattutto per il popolo croato in Istria (1876), Istarske pričice (1879 - 1880) e la commedia Šilo za ognjilo (1880), e ha il grande merito di aver pubblicato le canzoni popolari croate che si cantano in Istria e sulle isole di Quarnero (1880). A. Tentor ha introdotto tematicamente l'Istria occidentale nella letteratura croata pubblicando nel 1904 a Pola due romanzi intitolati Sa zapadnih strana, cioè Ljubav na prijevaru e Suvišna usta. L'avvocato e poeta K. Lukež è l'autore della raccolta di poesie Cvijeće i trnje (1898) e del libretto per l'opera Petar Svačić.

La vita sociale e culturale - istruttiva degli istriani croati a cavallo del XIX e del XX sec., in grandi linee è stata segnata dalla fondazione Compagnia di SS Cirillo e Metodio per l'Istria (1893) e dell'apertura del primo liceo croato a Pisino (1899). Con la maggior parte delle proprie opere nel XX sec. vi sono R. Katalinić Jeretov e V. Car Emin. Katalinić Jeretov, poeta tradizionalista, poeta d'occasione, ma anche lirico, ha pubblicato diverse raccolte di poesie, brevi racconti in prosa e altro. Car Emin è ingaggiato in senso nazionale in maniera più accentuata. Ha scritto diversi romanzi sulla vita istriana e ha romanzato la cronaca Dannunziata. Pubblicava il giornale per l'infanzia Mladi Istranin, dopo Mladi Hrvat. Soggiornando in Istria dal 1903 al 1918, V. Nazor ha scritto la parte di rilevante valore delle sue opere: Krvava košulja (1905), Krvavi dani (1908), Veli Jože (1908), Istarske priče (1913), Istarski gradovi (1930) e altre. Come elemento istriano nella letteratura croata ha il merito di aver portato alla rinascita il verso ciacavo. F. Horvat Kiš, con il romanzo di viaggi Istarski puti (1919) è tematicamente legato all'Istria. M. Marjanović, critico e letterato, era generalmente incline al territorio con i suoi temi, cosicché il suo romanzo Karijera (1904) narra sulla vita zagabrese e non tratta le condizioni dell'ambiente. D. Gervais, poeta ciacavo e commediografo è uno degli ultimi liburnesi che hanno dedicato la loro opera all'Istria. Ha pubblicato la raccolta di poesie d'antologia in ciacavo Čakavski stihovi (1929), e scriveva i racconti, i racconti umoristici e le commedie sulla vita quotidiana. Il più noto letterato istriano del XX sec. è  M. Mirković (pseud. Mate Balota), l'autore di Dragi kamen (1938), una delle migliori raccolte dialettali della letteratura croata, la quale sublima il destino storico degli istriani croati, legando in maniera tematica e secondo i motivi del mondo rurale e quello urbano, il sociale e l'intimo e la tradizione e la civilizzazione del profitto. Con le opere in prosa saggistico-memoriali Stara pazinska gimnazija (1950) e Puna je Pula (1954) si presenta come erudita ed esteta. Durante l'occupazione italiana dopo la I guerra mondiale e con l'arrivo del fascismo gli scrittori croati dell'Istria creano in esilio, soprattutto a Zagabria, e dopo la II guerra mondiale una parte di loro è ritornata in Istria. Questa pleiade di intellettuali istriani non era fino a oggi sufficientemente valorizzata nella storia della letteratura croata; A. Dukić è l'autore del romanzo Iz dnevnika jednog magarca (1925), di struttura moderna per quel periodo; nel 1944 A. Ciliga pubblica Štorice iz Proštine in ciacavo del mezzogiorno istriano, e la sua pubblicistica politica e le memorie hanno le qualità letterarie; E. Radetić, è l'iniziatore del giornale zagabrese degli emigranti Istra, e ha pubblicato la raccolta di racconti Kad se užge mlada krv (1928), narrazioni e racconti brevi per i giovani e altro; A. Modrušan è poeta coacavo, che nelle Pjesme za djecu (1963) collega l'immediatezza con la riflessione; T. Peruško, è l'autore della prosa letteraria per i giovani Sumraci pod Učkom (1928), e una serie di racconti brevi e di elzeviri; I. Mihovilović ha pubblicato negli anni Trenta nella stampa periodica una cinquantina di poesie in stocavo che non passarono inosservate; T. Ujčić è poeta, autore di prose e drammaturgo. Il più universale scrittore croato dall'Istria nella seconda metà del XX sec. è Ž. Črnja, poeta, saggista, polemista, culturologo, elzevirista, drammaturgo, fondatore del Čakavski sabor (1969) e l'iniziatore dell'edizione Istra kroz stoljeća (L'Istria attraverso i secoli, 1979). Ha scritto Žminjski libar (1966) e Bezak na tovare (1976), in ciacavo giminese arcaico. Nella saggistica si è affermato come l'erudita coraggioso e curioso: Hrvatski Don Kihoti (1971) e Pogled iz provincije (1978), e come memorialista con l'opera Obećana zemlja (1978). Nei tempi più moderni Mirjana Strčić segue i temi istriani in modo letterario-critico e letterario-storico con maggiori approfondimenti, e la → letteratura orale istriana in senso storico-letterario ed etnomusicologico in maniera esauriente elaborano: Maja Bošković-Stulli, R. Pernić, I. Rudan e Tanja Perić-Polonijo. Tra gli autori croati moderni dall'Istria, nel flusso della letteratura nazionale e sperimentando in tutti i generi letterari, con la città di Pola come il centro culturale e letterario, si sono affermati i seguenti scrittori: I. Balentović (Kronika mrtvog doma, 1983; Doživljaji Martina Klina i druge priče, 1985; romanzi Slom Ivana Mekog, 1997; Ničiji čovjek, 1998); Tatjana Arambašin (1922-2009), l'autrice di numerosi romanzi (Zvjezdani brojevi sitnica, 1964; Lutaoci, 1968; Balada o morskom konjicu, 1971; Ljepotica s otoka, 1973; Novoljetne pripovijesti, 1984; Svakodnevice, 2000; Život uhvaćen jednom rukom, 2001; Traženja, 2002; Sama, 2003) e di saggi (Koliki su te voljeli, moja Pulo!, 1996); Stjepan Vukušić (1931), poeta (Da život ne pogaziš, 1973), narratore (Burobran, 1970) e autore di romanzi (Uskraćene blagosti, 1982; Podgorski vjetar, 1996; Duh u kamenu, 1997; Tuđin među svojima, 2001; Zvijezde nad Gočanom, 2003; Admiral, 2004); Miroslav Sinčić (1937), poeta e narratore (Put k mramoru, 1968; Razletavke, 1971; Kunfini, 1980; Povratak u zavičaj, 1990; Bavul, 2005); Milan Rakovac (1939), poeta, saggista e autore di romanzi (Priko Učke, 1980; Sik, 1980; Riva i druži ili, caso su nassa dizza, 1983; Haluj, 1986; Sliparija, 1986; Snovid, 1987; Istragram, 2000; Cha for Kids, 2004); Daniel Načinović (1952), poeta (Tu i tamo nedjelja, 1976; Jadranske pjesme, 1984; Libar od vrimena, 1984; Čovik na tin svitu, 1990; Što ima stolar pod jastukom, 1992; Elohim, 1995; Rhapsody in Ca, 2000; Ur, 2002; Jingle Joyce, 2003; Gospa od Škrpjela, 2004), narratore (Obale, masline i trgovi, 1980), saggista ed elzeverista (Desk, 2005); Tomislav Milohanić (1956), narratore (Karagujov pir, 1992; Deštini i znamenja, 1993; Badavca, 1996; Horugva nam ćuhta, 2002; Gremo mi puntari, 2003) e poeta (Glavnja vognja, 1996; Istarske priče i pjesme, 1998; Ud kaštela do vruje, 2000; Da se oganj ne ugasi, 2004); Boris Biletić (1957), poeta (Zublja šutnje, 1983; Maški vrisok/Muški vrisak, 1985; Primorski nokturno, 1986; Pjena brzih oblaka, 1990; Radovi na nekropoli, 1996; Oblik za dušu, 1999), antologista (I ča i što i kaj, 1997), saggista e critico letterario (Bartuljska jabuka, 2001; Glasi književne Istre, 2002); Edo Budiša (Lijepe priče, 1984; Klub pušača lula, 1984). Tra i poeti moderni spiccano anche Ante Dabo (1925-2009), Zlata Klapčić (1931), Ivica Pilat (1934), Rudolf Ujčić (1937), Vlado Pernić (1946), Drago Orlić (1948), Zdenka Višković (1949), Aldo Kliman (1950), Goran Filipi (1954), Nada Grubišić (1954), Antun Milovan (1954), Edino Salamon (1959), Nada Galant (1961) e Tatjana Gromača (1971), e con convincenti inizi poetici Evelina Rudan (1971) e Jure Iskra (1972). Nel passato mezzo secolo Pola e l'Istria avevano anche i propri giornali letterari moderni: Istarski borac, Ibor, Istarski mozaik e Istra, e oggi → Nova Istra.

BIBLIOGRAFIA: V. Spinčić, Crtice iz hrvatske književne kulture Istre, 1926; I. Jelenović, H. Petris (redattori), Antologija nove čakavske lirike, Zagreb 1934; A. Barac, Književnost Istre i Hrvatskog primorja, Rijeka-Zagreb 1968; T. Peruško i dr., Knjiga o Istri, Zagreb 1968; Z. Črnja, I. Mihovilović (urednici), Korablja začinjavca, u versih hrvacki složena, mnozim cvitjem opkićena po zakonu dobrih poet, Rijeka 1969; Z. Črnja, Hrvatski Don Kihoti, Rijeka 1971; isti, Pogled iz provincije, Pula 1978; Povijest hrvatske književnosti, 1-5, Zagreb 1978; M. Strčić, Hrvatsko pjesništvo Istre 19. i 20. stoljeća, Istarska pjesmarica, I-II, Pula 1989; J. Bratulić, Dva tisućljeća pisane riječi u Istri (catalogo), 1994; isti, Leksikon hrvatske glagoljice, Zagreb 1995; F. Bučar, Povijest hrvatske protestantske književnosti za reformacije, Daruvar 1996; B. Biletić, I ča i što i kaj, Pula 1997; B. Fučić, Terra incognita, Zagreb 1997; B. Biletić, Glasi književne Istre, Pula 2002.

B. D. Biletić

Letteratura slovena. A causa delle circostanze, in primo luogo per la trascuratezza dell'istruzione in lingua slovena e dell'attività culturale, la letteratura slovena si è sviluppata tardi. Nel XIX sec. in Istria operano i sacerdoti sloveni J. A. Brozina, F. Ravnik, H. Repič, si fondano i campus (per es. a Covedo nel 1870), si aprono le prime scuole popolari (Ospo, Monte di Capodistria, 1867 - 1868) e il Liceo classico a Capodistria, con la possibilità opzionale di studio della lingua slovena dal 1867. Presso l'Učiteljište a Capodistria, fondata nel 1875, si formano i primi maestri sloveni. Agli inizi del XX sec. cominciano a comparire i primi scrittori originali, come I. Vouk e M. Kuret. Questo clima propizio durava fino al 1909 quando la scuola è stata trasferita a Gorizia, e gli autori letterari capodistriani lasciano Capodistria per Trieste e Gorizia, come per es. F. Kleinmazr e R. A. Golouh. Il sacerdote J. Soklič ha descritto le condizioni difficili degli sloveni nell'Istra kliče (1928). Dopo la II guerra mondiale si riaprono le scuole slovene. Nel 1954 a Capodistria è stata pubblicata la miscellanea Bori, che riportava le poesie di F. Jakomin e A. Kocjančić. Nel 1962 Kocjančić ha pubblicato la prima raccolta con la maggioranza di temi istriani Šavrinske pesmi. Hubert Pribac (nato nel 1933 a Sergasi), agli inizi degli anni Cinquanta pubblicava le poesie sul settimanale capodistriano Slovenski Jadran, e negli anni a seguire, come emigrante in Australia, ha pubblicato diverse raccolte sull'Istria (V kljunu golubice, 1964). Incoraggiati dalla fioritura della cultura (Založba Lipa, il teatro professionale sloveno Kazalište a Capodistria 1954 - 1958), negli anni Sessanta a Capodistria incominciano ad apparire le poesie con la tematica urbana: Niko Župan (1942 - 1971) scrive poesie intimistiche bohémien (Korak do sonca, 1991), e il poeta d'avanguardia Tomaž Šalamun (Poker, 1964) descrive i motivi dell'ambiente capodistriano intrecciando i localismi linguistici italiani e sloveni. Con la nascita della rivista Obala, si sviluppa la pubblicazione letteraria, soprattutto quella poetica. Il poeta Edelman Juričić (1952) elabora i temi istriani in maniera moderna, con i dialettalismi accentuati usati come mezzo ritmico (le raccolte: Pesniški listi, 1971; Mladi junci v ritmu jeseni, 1986 e altre). Vladimir Memon (1953 - 1980) è poeta moderno che era attivo a Capodistria (Meje, 1979). Il letterato e l'attore capodistriano Vlado Šav (1945) ha pubblicato il romanzo generazionale Žeja (1973), e fondato diversi gruppi autonomi teatrali. Il narratore Marjan Tomšić (1939) ha pubblicato i racconti Olive in sol (1983), Kažuni (1990), il romanzo Šavrinke (1985), Oštrigeca (1991), Zrno od frmentona (1993) e la raccolta di racconti popolari Noč je moja, dan je tvoj (1989). Nello stile del realismo magico lui dipinge la storia recente istriana, e l'esperienza diretta dell'ambiente istriano, dei suoi personaggi femminili è intuitiva. La particolarità della sua narrazione sono i dialettismi istriani, con i quali stilisticamente determina lo spazio. Verso la fine degli anni Ottanta, a Capodistria Andrej Morovič scrive i racconti in stile della beat letteratura americana (Priložnost na ulici, 1985), e i romanzi con i motivi e i personaggi dai margini delle metropoli ("marginali"). Lo scrittore Franjo Frančić, che vive a Pirano, narra sulla perfidia nella società (Jeb, 1988; Sovraštvo, 1993) e dà la dimensione letteraria all'ambiente istriano (Istra, gea mea, 1993). Andrej Medved, poeta, traduttori, filosofo e teorico delle belle arti (vive a Capodistria), scrive la prosa moderna nello stile immaginario-sensuale (Videnja, 1994; Hiperion, 2002). Le poetesse capodistriane Ines Cergol, Vera Pejović, Vesna Furlanič-Valentinčić e Tatjana Soldo (1962 - 1992; Posvetitve, 1994) curano l'espressione moderna. L'epica di M. Tomšič ha ispirato la narratrice istriana e savrina Marija Franca (Šavrinske zgodbe, I-III, 1990 - 1995) e altri autori che pubblicano il giornale Brazde s trmuna (Loparo e Capodistria). La slavista capodistriana Alferija Bržan cura la poesia dialettale originale con tracce dello stile moderno (Čista voda, 1996; Ud kapca du murja, 2002). L'etnologa Rožana Koštiál ha pubblicato la raccolta di canzoni popolari istriane con la trascrizione musicale (Ljudske iz šavrinske Istre, 1996). La sociologa Nelda Štok-Vojska ha pubblicato diverse raccolte di racconti e poesie, le quali danno nuova vita alla tradizione orale istriana (Moja deštra Istra, 1998). Iztok Geister, poeta, letterato, ornitologo e saggista che vive a Cociancici presso Capodistria, descrive l'ambiente istriano in maniera saggista (Levitve, 2001) e quella romanzesca (Pospalo poželenje, 2002). T. Šalamun ha vinto il premio Prešern per la letteratura, e M. Tomšič, A. Medved e I. Geister i premi della fondazione Prešern per la letteratura.

J. Čebron

Letteratura italiana. Nel XV sec. continua sull'eredità culturale latina medievale. Capodistria è stata dal XIII al XV sec. il centro culturale dell'umanesimo in Istria. Ne hanno preso parte beato Monaldo di Capodistria, Nicoletto d'Alessio, Francesco di Carrara il vecchio, Santo dei Pelegrini e Daniele di Bernardo del Pozzo, e nella seconda metà del XV sec., il medico Panfilo Castaldi ha aperto la tipografia. In quegli anni è stato pubblicato il Lamento in terzine in italiano volgare di M. Della Vedova. Tra le personalità più conosciute negli ambiti umanistici del XIV e del XV sec. c'era P. P. Vergerio il vecchio, l'autore di De arte medica e di due sonetti in stile petrarchesco in lingua italiana volgare. Nel XVI sec. G. B. Goineo scrive diversi saggi, è attivo P. P. Vergerio il giovane, l'avvocato, poi il vescovo di Capodistria e in fine eretico. Nella seconda metà del XVI sec. a Capodistria vengono fondate l'Accademia dei Desiosi e l'Accademia Palladia nelle quali si riunivano G. Muzio, S. Santorio, Girolamo Vida, Ottonello de Belli, Giulio del Belli, Giacomo Zarotti, Annibale Grisonio, N. Manzuoli e altri. Nel XVII sec. il numero delle accademie fondate aumenta, specialmente nell'Istria settentrionale, e nel loro ambito sono attivi i medici G. Vergerio e S. Santorio, il giurista Orazio Fini, poi Marco Petronio Caldana di Pirano, e lo scrittore del poema cavalleresco Clodias. Nel XVIII sec. le accademie diventano fonti del poetare in stile arcadico prima, e poi in quello illuministico. In quel periodo è attivo G. R. Carli e la sua Accademia degli Operosi. Nel XIX sec. i cittadini prendono sempre di più parte nell'editoria, e questi hanno accettato i cambiamenti riportati dal governo di Napoleone. Alcuni poeti non hanno oltrepassato i livelli del manirismo arcadico superficiale e destinato ai brindisi dalla fine del XVIII sec., mentre la prima metà del XIX sec. è contrassegnata dalle nuove tendenze preromantiche e romantiche, e nella seconda metà del secolo nasce la forte resistenza alla restaurazione. In quel periodo opera P. Besenghi degli Ughi, e il suo l'amico un po' più giovane M. Fachinetti, nelle cui poesie (dal 1865) c'è la prevalenza di atmosfere preomantiche e romantiche. Il critico, il filologo classico e il lessicografo, M. A. Bazzarini ha pubblicato l'opera enciclopedica Ortografia enciclopedica universale della lingua italiana (1837) in 15 tomi. Il capodistriano Giueseppe de Lignani, l'architetto, il professore, il redattore del foglio Osservatore Triestino (1830 - 1843), ha scritto il Canzoniere (inedito), le tragedie, traduceva i classici latini (Epistole di Orazio Flacco Quinto); Francesco Combi, l'avvocato, autore di versi, traduceva dal latino (Georgiche di P. Virgilio) e dal francese (I martiri di F. R. Chateaubriand); Michele Depangher ha scritto il poema eroicomico La Peata, e Tino Gavardo le poesie in dialetto Fora de semenà, El vecio pescador, A una morta, San Nicolò, Cusine nostrane. A cavallo tra l'Ottocento e il Novecento l'attività letteraria si sviluppa sensibilmente anche in altri centri istriani. Renato Rinaldi di Portole ha pubblicato i Canti e le Vecchie arie, e il parentino Giuseppe Piccola la critica letteraria Matelda e ha redatto e compilato le antologie Poeti italiani d'oltreconfine, e l'Antologia carducciana (con G. Manzoni). Agli inizi del XX sec. nell'ambito della poesia sono attivi: Giovanni Tagliapietra (1813 - 1926); l'abate Lorenzo Schiavi (1829 - 1911, nel 1870 ha pubblicato il Manuale didattico-storico della letteratura italiana); il sacerdote Francesco Petronio (1837 - 1926, ha scritto il poema in terzine San Nazario protovescovo di Capodistria, La fabbrica del pan); A. Sestan; G. Quarantotto, G. Martinuzzi; i rovignesi Girolamo Curto e il linguista Antonio Ive; Valeriano Monti di Sanvincenti; Giovanni Benussi di Parenzo e Giovanni Moisè di Cherso.

Nei primi quindici anni del XX sec., gli scrittori e i poeti che vengono collegati con la fine del XIX sec. e con le esperienze ermetiche, hanno realizzato fruttuosi contatti con la cultura italiana. Tra la I e la II guerra mondiale erano attivi la poetessa L. Galli, la quale ha pubblicato tra le altre opere Le filastrocche cantate nel tempo (1935), Pianti risate e stelle (1935), Città (1938), Tramortito mondo (1953), Notte sull'Istria (1980) e P. A. Quarantotti Gambini. Dopo il 1945 e il 1947, durante le grandi migrazioni del popolo, molti intellettuali hanno abbandonato l'Istria. Ciò ha sensibilmente impoverito la cultura romana e slava ed è stata creata la vacuità culturale. Dall'altra parte del confine, come reazione, nasce la letteratura dell'esodo. Tale situazione si propaga fino al 1964, quando tramite l'Università popolare di Trieste vengono rinnovati i contatti istriani con la cultura italiana. Due periodi segnano la letteratura in lingua italiana in Istria nella seconda metà del XX sec.: il postbellico, che dura fino agli inizi degli anni Sessanta, e quello seguente. Già nel 1944, durante la lotta di liberazione popolare, sui primi numeri del quotidiano La Voce del Popolo, E. Sequi pubblica la poesia di una certa qualità estetica, e un certo Darù la prima poesia in dialetto, ed era quello fiumano, Balle e verità. Nel 1946 su quel giornale vengono pubblicati i racconti e le poesie nello spirito delle indicazioni ideologiche di quel periodo, con la tematica limitata: il volontariato, i campi di raccolta, la lotta partigiana, la riforma agricola e simili. Come in altre letterature, i ricordi di guerra e di persecuzioni sono i temi letterari centrali degli autori istriani, nei primi anni del dopo guerra in Italia; questi con tempo acquistano i toni neorealisti che mantengono anche dopo il 1956, quando nella letteratura italiana cessa il periodo neorealista. Tra i nuovi scrittori compaiono Mario Leonardelli con l'opera l'Internato e il porto, Mario de Micheli con All'Armata Iugoslava, E. Sequi e L. Martini. Alla produzione letteraria non influiva soltanto la partenza di gente dall'Istria ma anche l'arrivo di molti giovani di sinistra dall'Italia, i quali si sono inseriti nelle scuole, nei mezzi di pubblica comunicazione e nel Dramma italiano. Agli istriani italiani si sono imposti due fini: la conservazione dell'eredità culturale e la creazione delle condizioni per la sua affermazione e l'invigorimento. Negli anni 1949 - 1950, dopo la fondazione delle società culturali italiane e la cessazione dell'emigrazione, è stata avviata l'attività delle comunità italiane in tutti i settori della vita artistica, letteraria e scolastica. In quel periodo sul quotidiano La Voce del Popolo e su altre edizioni che incominciavano le pubblicazioni, venivano pubblicate le opere Dietro le maschere di Pietro Rismondi, L'altoforno di Pietro Guerrini, Il Mulino di Pola di Lucifero Martini e Erio Franchi, El Baladoûr da Sa Pavana di G. A. Pellizzer, l'Edizione straordinaria di Osvaldo Ramouso, La storia dei 12 di Mario Schiavato. Gradualmente aumenta il numero di studenti, di scrittori, di poeti e di artisti. Vengono fondate le istituzioni che poi avranno un ruolo fondamentale nella vita culturale in Istria; 1952 EDIT, 1963 la Società dei poeti, scrittori e artisti, 1968 il Centro per le ricerche storiche a Rovigno. È stata fondata la rivista La Battana. Alla fine degli anni Cinquanta e agli inizi degli Sessanta appare la nuova generazione di poeti: Vittorio Finderle giovane, Mario Cocchietto, Evelina Collori, Giusto Curto, Alessandro Damiani, Claudio Deghenghi, R. Farina, Anita Forlani, Silvano Sau, Claudio Ugussi, Elio Verardo, Nadia Vesnaver, L. Zanini, e narratori: Paolo Lettis, Giordano Paliaga, Oscar Sudoli i Valerio Zappia. Osvaldo Ramous (Fiume, 1905 - Fiume, 1981), scrittore, giornalista, critico teatrale e di musica, traduttori delle opere letterarie. Era direttore del Dramma Italiano del HNK "Ivan Zajc" a Fiume. Le sue più importanti raccolte di poesie sono Nel canneto (1938), Vento sullo stagno (1953), 50 poesie (1957), Punto vegetale (1960), Risveglio di Medea (1967), La parola nel tempo (1969) e altre. Ha pubblicato le opere in prosa I gabbiani sul tetto (1965) e altre. Le sue opere sono state tradotte anche in lingua croata. Collaborava con le riviste letterarie in diversi paesi. Alessandro Damiani (Sant'Andrea Ionico, Calabria, 1928), giornalista e scrittore, si è stabilito a Fiume dopo aver preso parte alle azioni giovanili di lavoro nel 1948. Era l'attore nel Dramma Italiani HNK "Ivan Zajc" a Fiume. Scriveva per La Voce del Popolo e Panorama. Scrive poesie e le opere in prosa nelle quali giudica la società consumistica. Le sue opere principali sono: Frammenti (1967), Illudere parvenze di vita (1968), il romanzo Ed ebbero la luna (1987), le opere teatrali Ipotesi e Aporie (1968, 1979). La sua opera Note di viaggio (2001) è stata pubblicata anche nella traduzione in lingua croata. Giacomo Scotti (Saviano, Campania, 1928), giornalista, traduttore, il più fertile scrittore in lingua italiana in Istria. Ha pubblicato Se il diavolo è nero (1963), Un altro mare, un altro giorno (1969), Ghe voio ben al mar (1971), Nell'umile occhio dell'uomo (1978), Colore d'arancio (1981), L'effimero confine (1991), Soffrendo per la Croazia (1993), E in viaggio la vita, Cercando fiumi segreti (2000), Racconti di una vita (2001). Mario Schiavato (Quinto di Treviso, 1931) si è trasferito con la famiglia a Dignano nel 1943. Ha pubblicato cca mille tra racconti, fiabe, commedie, opere teatrali per l'infanzia, e i romanzi I ragazzi del porto (1960), Quelli della piazzetta (1968), Mini e maxi (1976). Ha scritto i racconti per gli adulti Campana a morto (1979), Morte di una casa (1980), Racconti dignanesi (1981), Sul Carso (1986) e altri. I romanzi Terra rossa e masiere (2001) e All'ombra della Torre (2003). Ha cominciato a occuparsi di poesia nell'età matura (Questa terra era, 1980). Nelida Milani-Kruljac (Pola, 1939) appartiene alla nuova onda degli scrittori della comunità italiana in Istria. Già dalle prime affermazioni al concorso Istria Nobilissima la sua opera supera chiaramente i modelli logori del postrealismo. Ha pubblicato: La partita (1987), Impercettibili passaggi (1989), Una valigia di cartone (1990., 1992), Tempo di primavera (1991), L'ovo slosso (1996) e La bora (1998., romanzo scritto a quattro mani con Anna Maria Mori). Claudio Ugussi (Pola, 1932), pittore e poeta, scrive poesia e prosa. Ha pubblicato il romanzo autobiografico La città divisa (1991) e il romanzo Nido di pietra (1994). Diverse volte ha partecipato al concorso Istria Nobilissima, sia nelle categorie dedicate alla letteratura, sia in quelle dedicate alle belle arti. Maurizio Tremul (Bertocchi presso Capodistria, 1962), il poeta la cui opera è segnata dalla novità del verso. Trova il punto d'appoggio nelle ultime esperienze moderne della poesia italiana. Spesso provocatorio, non ha deviazioni elegiache, però è sempre anticonformista e antiurbano. Le sue poesie sono state pubblicate nell'antologia Istria Nobilissima. In Italia negli anni Sessanta incomincia a pubblicare l'istriano F. Tomizza, che nei suoi romanzi descrive la mentalità slava e italiana della gente al confine (Materada, 1960; La miglior vita, 1977; Il male viene dal Nord, 1984 e altri). Le sue opere sono tradotte anche in lingua croata. Tra gli altri scrittori di prosa in lingua italiana in Istria spiccano: Ester Sardoz Barlessi (Moglie e buoi, 1990, Una famiglia istriana, 1992), Gianna Dallemulle Ausenak (Prima piova d'agosto, 1982, Cucai e gabbiani, 1997), Nirvana Ferletta (Ricordi, 1984, La lettera, 1990, Il giorno dopo, 1991), E. Mestrovich, Anita Forlani (Così un giorno, 1976, Come si vive, 1980, Frammenti, 1983, Voci e Pensieri, 1987); Mario Cocchietto (Poesie per un giorno di noia, 1969., Amici, 1972, Per un amore, 1978); Umberto Matteoni (I sentieri dell'anima, 1998); Laura Marchig (Dall'oroi allo zolfo, 1998); Marco Apollonio (Breve antologia dell'uomo nero nella letteratura triestina del Novecento); Ugo Vesselizza (Sei esercizi metafisici e morali, 1989, Dieci poesie giocose, disperse e inessenziali, 1990), Fulvio Šuran (Elogio alla fuga, 2000). Dalla metà degli anni Sessanta è possibile notare la fioritura della poesia dialettale in istroveneto e in istrioto: Adelia Biasiol (Sento il sole della notte sciogliersi nell'aurora, 1990), Lidia Delton (Sulo parole cumo testamenti, 1998), Giusto Curto (Meîngule insambrade, 1983), Loredana Bogliun (Poesie in dialetto dignanese, 1974, Oun fià de boumbaro, 1983, Al vilo de ouna lagrema calda, 1983, Nel mio silenzio, 1988, Misianse, 1990, In tondo de louna, 1992, Soun la poiana, 2000). Le opere teatrali in lingua italiana hanno scritto Giuseppe Rota, Alessandro Damiani e Lucia Scher, a in istrioto Giusto Curto, Giovanni A. Pellizzer, Maria Balbi, Maria Burić, Boris Brussic, Miriana Pauletich.

A. Pellizzer

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Literatura

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