Austro-Ugarska Monarhija, grb

Monarchia austro-ungarica

Monarchia austro-ungarica, nome dato alla monarchia asburgica organizzata in modo duale nel periodo dall'annessione austro-ungarica (1867) fino alla dissoluzione dello stato (1918). Come nel precedente Impero austriaco, a capo c'erano i sovrani (l'imperatore e il re, ted. Kaiser und König) della casata degli Asburgo. Le capitali erano Vienna e Budapest. Lo stato, che occupava gran parte del territorio mitteleuropeo (676616km2), contava nel 1910 51356465 abitanti. Di questi l'Austria (300006 km2) ne contava 28571934 abitanti, mentre l'Ungheria assieme alla Croazia e alla Slavonia (325411 km2) i restanti 20886487.

Dopo l'occupazione (1878) e l'annessione (1908) della Bosnia ed Erzegovina, questa cadde sotto il comune governo austroungarico, la Monarchia crebbe di 51199 km2 e di 1898044 ab. Era uno stato plurinazionale. Nel complesso la Monarchia era economicamente arretrata, nonostante alcuni territori (in special modo la Slesia e la regione dell'odierna Repubblica Ceca) appartenessero alle zone più sviluppate dell'Europa centrale. Gli ultimi rimasugli di rapporti feudali e l'influsso straniero, soprattutto del capitale tedesco, frenavano lo sviluppo economico. Il riordinamento statale secondo il principio duale è stata la conseguenza di una profonda crisi. Cacciata dall'Italia ed estromessa dall'alleanza con la Germania, colpita all'interno da movimenti nazionali e da conflitti sociali, la Monarchia doveva essere riorganizzata. A questo si arrivò dopo che i Magiari, sfruttando la sconfitta dell'esercito austriaco nella battaglia presso Sadowa durante la guerra contro la Prussia, costrinsero l'imperatore Francesco Giuseppe I a stipulare l'accordo austro-ungarico. Con questo atto inerente il diritto pubblico del 1867 sono state riorganizzate le relazioni tra gli stati sotto il governo asburgico. Il nuovo Impero austro-ungarico era costituito da due insiemi: dai "regni e territori rappresentati al Consiglio imperiale" (l'Alta e la Bassa Asturia, il Tirolo con il Voralberg, la Stiria, la Carinzia, la Carniola, Gorizia e la sua Contea, Gradisca, Trieste, l'Istria, la Dalmazia, la zona dell'odierna Repubblica Ceca, la Moravia, la Slesia, la Galizia e la Bucovina) e dai "territori della corona ungherese" (il Regno d'Ungheria, la Croazia e la Slavonia). Il confine correva lungo il fiume Leitha, affluente destro del Danubio. I territori occidentali rispetto al fiume (Cisleitania) caddero sotto il governo del Consiglio imperiale viennese, mentre quelli orientali rispetto al Leitha (Transleitania) sotto la sovranità della corona ungherese. La Monarchia divenne un insieme di due stati, dei quali ognuno ebbe una propria costituzione, una legislazione e gli organi statali. Le due parti erano collegate dalla figura unica del sovrano della dinastia asburgica, il quale si fregiava distintamente dei titoli di imperatore austriaco e re d'Ungheria. Il dualismo accentuò l'unità della Monarchia nei cosiddetti affari pragmatici unitari: la politica estera, l'esercito, le finanze, i dazi e la valuta. I cosiddetti affari dualistici unitari venivano condotti separatamente in ciascuno dei due stati: il commercio e i dazi, le ferrovie d'interesse comune, l'imposta sull'industria, le finanze, il consolidamento della politica di difesa. Alla riorganizzazione scaturita dal compromesso si opposero fortemente le popolazioni non di origine tedesca e magiara, soggetti alla centralizzazione, alla germanizzazione e alla magiarizzazione. In Croazia - dopo la vittoria elettorale degli unionisti - il Sabor accettò il compromesso croato-ungherese (1868), con il quale la Croazia mantenne l'autonomia negli affari amministrativi, nella scuola e nella giustizia, e anche il croato quale lingua ufficiale, anche se nel settore amministrativo e finanziario era subordinata al Regno d'Ungheria.

L'Austria-Ungheria non entrò nella guerra franco-prussiana nel 1870, cosicché il cancelliere O. E. L. Bismarck attuò indisturbato l'unificazione della Germania. Allora nella parte austriaca dell'impero arrivò al potere il governo conservatore di K. S. Hohenwart, il quale tentò senza successo di accordarsi con i cechi (1871). Con il sostegno della Germania e l'appoggio dell'Ungheria i liberali tedeschi abbatterono il governo e arrivarono di nuovo al potere, dopodiché si stabilizzò il dualismo con l'egemonia tedesca nella parte occidentale e quella magiara nella parte orientale della Monarchia. Nella politica estera è stato abbandonato l'orientamento antiprussiano, e i piani si sono rivolti verso la penisola balcanica. Al congresso di Berlino l'Austria-Ungheria ottenne il diritto di occupare la Bosnia ed Erzegovina (1878). Nel 1879 stipulò un accordo con la Germania per un'alleanza, che con l'ingresso dell'Italia sfociò nella Triplice Alleanza del 1882. Con l'instaurazione dell'influsso tedesco nei Balcani, quale parte dell'avanzata politica verso Est (Drang nach Osten), in Croazia e in Dalmazia ci fu un avvicinamento dei partiti croati e serbi all'opposizione sulle basi di un programma che prevedeva inizialmente la collaborazione con il movimento ungherese per l'indipendenza, e anche con l'Italia contro le intenzioni austriache e tedesche (1905). L'annessione della Bosnia ed Erzegovina (1908), l'intromissione nelle questioni balcaniche, e quindi l'attentato all'erede al trono d'Austria-Ungheria Francesco Ferdinando a Sarajevo il 28 giugno 1914 portarono allo scoppio della I guerra mondiale. Durante la guerra si rafforzarono nella Monarchia i movimenti dei popoli slavi per la liberazione e la creazione di stati nazionali. I rappresentanti politici dei cechi, degli slovacchi, dei polacchi, dei croati, degli sloveni e dei serbi agivano in modo sempre più consistente nei circoli politici della Triplice Intesa e lavoravano sul riconoscimento del diritto di formare degli stati nuovi. La promessa di Carlo I del 15 ottobre 1918 di trasformare l'Austria in una "alleanza di popoli liberi" non poteva più salvare l'Austria-Ungheria. I territori cechi e la Polonia, la quale annesse la Galizia, vennero proclamate repubbliche il 28 ottobre; il 29 ottobre a Zagabria il Sabor croato dichiarò la cessazione delle relazioni tra il Regno di Croazia, Slavonia e Dalmazia con il Regno d'Ungheria e l'Impero austriaco (il Consiglio popolare degli sloveni, croati e serbi). Il 3 novembre 1918 il governo ungherese dichiarò la secessione dall'Austria, e il consiglio nazionale slovacco si dichiarò favorevole all'unione con i cechi, e nacque la Cecoslovacchia. L'imperatore Carlo I abdicò l'11 novembre 1918 e lasciò il paese. Così i territori dell'ex Austria-Ungheria vennero inseriti negli stati di neo-formazione (Cecoslovacchia, Austria, Ungheria, lo Stato degli Sloveni, Croati e Serbi), negli stati ristrutturati (Polonia) oppure in quelli già esistenti (Italia e Romania).

BIBLIOGRAFIA: E. Zöllner e T. Schüssel, Povijest Austrije, Zagreb 1997; A. J. P. Taylor, Habsburška Monarhija 1809–1918, Zagreb 1990; P. Hanak, Povijest Mađarske, Zagreb 1995; S. Bertoša, Svjetska povijest modernoga doba (XVI–XIX.st.) s posebnim osvrtom na Apeninski poluotok, Zagreb 2004.

S. Bertoša

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Literatura

Erich Zöllner i Therese Schüssel, Povijest Austrije, Zagreb 1997.; Alan John Percivale Taylor, Habsburška Monarhija 1809–1918, Zagreb 1990.; Péter Hanák, Povijest Mađarske, Zagreb 1995.; Slaven Bertoša, Svjetska povijest modernoga doba (XVI–XIX.st.) s posebnim osvrtom na Apeninski poluotok, Zagreb 2004.

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